Individuare la miglior strategia per contrastare questi insetti è fondamentale.

Per questo bisogna conoscerne cicli di sviluppo e rischi derivanti dalle fitopatie connesse. I modelli previsionali 4.0 e i sistemi di lotta biologica rendono oggi non solo più facile ma anche più sostenibile combattere questi fastidiosi lepidotteri.

Conoscere le varie specie di tignola per adattare le strategie di contrasto

La Lobesia Botrana o Tignoletta della vite, è un insetto diffuso in tutta l’Italia la cui presenza stagionale varia a seconda condizioni microclimatiche locali, che ne regolano i rapporti interspecifici con la sorella maggiore, Eupoecilia ambiguella, conosciuta col nome di Tignola.

Oltre a queste due specie, è opportuno menzionare anche la Tignola rigata (Cryptoblabes gnidiella), che si è “distinta”, soprattutto negli ultimi anni, per essere particolarmente insidiosa e difficile da individuare.

La Tignoletta si adatta meglio ai climi molto caldi e secchi, mentre la Tignola predilige zone più temperate e umide.

In ogni caso, queste specie sono diffuse nei vitigni di tutta la penisola, a seconda delle loro caratteristiche pedoclimatiche.

Con l’aumento delle temperature legato soprattutto ai cambiamenti climatici, questo insetto riesce a trovare sempre più luoghi favorevoli al proprio sviluppo e rischia di diventare un problema anche in areali viticoli fino ad oggi immuni al suo attacco. 

Il ciclo biologico delle due specie è simile, nonostante la Tignoletta riesca generalmente a svilupparsi più velocemente e compiere fino a quattro generazioni all’anno. Anche il tipo di danno che causano alla vite è simile, sebbene non uguale.

Gli adulti di prima generazione iniziano a volare generalmente nel mese di aprile e le femmine depongono poco dopo le prime uova sui bottoni fiorali. Le larve che vengono fuori si alimentano a spese dei boccioli  e si creano un nido unendoli tra loro.

In questa fase i danni sono modesti ma vanno peggiorando man mano che gli acini maturano e vengono attaccati dalle generazioni successive dell’insetto. Questo accade soprattutto perché il danneggiamento dell’acino apre anche la strada a patologie fungine come Botrite e Marciume acido

Come accennavamo sopra, negli ultimi anni si è vista una diffusione anche della Tignola rigata, simile in molti comportamenti alle due specie più diffuse ma con una differenza davvero insidiosa: depone le uova direttamente dentro il grappolo ed è quindi difficilissimo identificarla tempestivamente anche attraverso scrupolosi controlli in campo.

L’unico modo e fare interventi invasivi e dispendiosi per il viticoltore, andando ad aprire e analizzare i singoli grappoli.

Come impedire a questo insetto di proliferare?

Le soluzioni esistono ma, a nostro parere, alcune sono meglio di altre.

Scopriamole insieme.

Metodi di contrasto tradizionali e lotta biologica alla tignola

Come intervenire quindi contro Tignola e compagne? 

Ovviamente esistono trattamenti fitosanitari di ogni sorta, basati sui principi della difesa integrata e sulla definizione di specifiche soglie di intervento (es. quantità di uova o fori di penetrazione attribuibili a questo insetto). 

Sappiamo bene però che per attuare un’agricoltura più sostenibile, questi metodi “riparatori” possono non essere i migliori. 

Oggi è sempre più diffuso invece il metodo della confusione sessuale

Un nome simpatico che definisce però un intervento altamente qualificato e spesso molto efficace. 

Vediamo come funziona.

Prima di tutto, i maschi e le femmine “comunicano” attraverso dei feromoni, prodotti dalle femmine e percepite a distanza dal maschio. Seguendo la scia di questi feromoni, i maschi individuano le femmine e procedono all’accoppiamento. 

Come prima cosa allora, le strategie di lotta prevedono un monitoraggio, generalmente con trappole a feromoni, per individuare la presenza di adulti maschi.

Quando attuata, la tecnica della confusione sessuale consiste nell’ampia diffusione in vigneto di feromoni chimici che ricreano la composizione dei feromoni della femmina.

Tali sostanze vanno dunque ad interferire in questa comunicazione olfattiva, confondendo il maschio e rendendo molto più difficile, alla fine, l’individuazione della femmina e quindi la riproduzione dell’insetto.

Questo metodo, utilizzato da solo o in maniera congiunta a trattamenti fitosanitari, è molto efficace ma alcune volte non sufficiente.

Si pensi ad esempio ad eventi meteorologici improvvisi, forti piogge o venti, che vanno ad inficiare la propagazione delle sostanze biochimiche nell’aria.

Tuttavia, grazie alle tecniche sviluppate dall’agricoltura 4.0 e affinate anche da WiForAgri, è possibile compiere un ulteriore passo avanti verso un maggior controllo dello sviluppo e del contrasto delle tignole – e in maniera ancora più sostenibile.

Modelli previsionali 4.0: alleati preziosi per una più efficace lotta a tignola e tignoletta

Facciamo sempre la solita premessa: i modelli previsionali non sostituiscono le strategie di lotta (integrata o biologica che sia) ma le integrano, permettendo generalmente notevoli risparmi sia in termini di tempo che di prodotti usati.

Abbiamo già visto come funziona un modello previsionale e anche in questo caso il principio non è diverso.

Partendo da fonti bibliografiche e sulla base delle osservazioni in campo, WiForAgri è stato in grado di costruire un modello previsionale per la Tignola e uno per la Tignoletta che potesse adattarsi anche a nuove realtà territoriali.

Senza scendere eccessivamente nei dettagli tecnici, vediamo brevemente come funziona questo modello e perché potrebbe davvero esservi utile per affinare la vostra strategia di lotta contro Tignola e Tignoletta della vite.

Conoscendo le caratteristiche fenologiche e biologiche delle specie siamo andati a studiare le relazioni ambientali tra gli insetti e l’ecosistema specifico dell’annata in corso, importanti perché in grado di influenzare la comparsa degli insetti.  

L’integrazione tra questi dati, le osservazioni in laboratorio e anche di dati meteorologici (come temperatura e umidità dell’aria) ha permesso poi di determinare la comparsa e l’evoluzione di tutti gli stadi fenologici (uova, larva, crisalide, adulto). 

Tutto questo è volto ad affiancare in prima battuta i metodi classici di campionamento (trappole feromoniche) permettendo di fare un’accuratissima valutazione iniziale del campo.

Non solo, come abbiamo visto, nei casi in cui le trappole dovessero essere compromesse da eventi meteorologici avversi, questi dati possono comunque fornire un’ottima base per il primo monitoraggio in campo e per sondare la possibile presenza dei lepidotteri.

Inoltre, in caso di presenza degli insetti sulla vite, attraverso la simulazione delle evoluzioni temporali dei diversi stadi di sviluppo, ed in particolare della permanenza delle larve l’agricoltore potrà:

  • Razionalizzare la pratica della semina anticipata-posticipata rispetto alla finestra di presenza delle larve nel terreno individuata dal modello.
  • Impostare i trattamenti larvicidi (geo-insetticidi) nel periodo di maggiore vulnerabilità.
  • Migliorare l’efficacia e diminuire gli interventi adulticidi, particolarmente dannosi per l’ambiente (co-tossicità con gli impollinatori), attraverso la predizione della curva di emergenza cumulata degli adulti.

E’ evidente dunque la relazione inversamente proporzionale tra il maggior utilizzo di modelli previsionali di questo tipo e il minor utilizzo di fitofarmaci, anche tossici. 

Come sempre, cura della pianta, sostenibilità ambientale e risparmio si incontrano proprio qui, in WiForAgri!

Che aspettate?